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martedì 25 settembre 2007

Le mie 5 priorità per il Pd

Il partito democratico è l’argine che stiamo costruendo contro le derive dell’antipolitica. Dobbiamo però prendere atto che l’antipolitica è l’effetto, non la causa della crisi della politica. L’antipolitica non si combatte contraddicendo i comici, cha la cavalcano in maniera talora sguaiata, indossando all’occasione ipocritamente i panni delle vestali istituzionali, ma con la buona politica. Con una politica che i cittadini rispettino come il primo investimento della società, e non un costo a perdere a causa della prima immoralità della politica: l’inefficienza nella soluzione dei problemi e il conseguente sperpero delle risorse pubbliche frutto delle tasse dei cittadini.

Il capitolo campano dei “costi della politica” è da tempo sotto gli occhi di tutti. La via campana al partito democratico non può prescindere, dall’affrontare qui, per quanto ci compete, la questione dei costi della politica, facendo della Campania un laboratorio politico che sia d’esempio a tutto il paese, anche per riguadagnare la credibilità perduta negli ultimi anni. Bisogna abbattere di almeno un terzo i costi istituzionali diretti o indiretti della rappresentanza politica.

Un’altra questione che non si può differire è la necessità di migliorare la qualità del ceto politico, e di intervenire in modo netto ed inequivoco sui modi della sua selezione. Senza affrontare questi problemi non c’è futuro per la politica, per la buona politica, anche in Campania. Dobbiamo prendere, noi candidati alla carica di segretario regionale del partito democratico, impegni concreti fin da subito con chi ci voterà alle primarie.

Propongo a tutti, e innanzi tutto agli altri candidati alla segreteria regionale, invitandoli a pronunciarsi nel merito, le seguenti priorità:

  • 1. Riduzione di un terzo del numero dei consiglieri regionali, abolizione del listino, incompatibilità tra la carica di assessore e l’elezione a consigliere, senza possibilità di dimissioni al fine di entrare in giunta. Indicazione preventiva, da parte del candidato presidente, di almeno il 50% della giunta con cui intende governare. Questo è del tutto possibile anche alla luce dell’esigenza, da tante parti rivendicata, di recuperare alla Regione le sue funzioni proprie di legiferare e programmare, evitando forme improprie di ‘gestione’.
  • 2. Abolizione dei consigli circoscrizionali nei comuni dove sono previsti, o in alternativa prevedere la gratuità della carica senza emolumenti o gettoni di presenza.
  • 3. Abbattimento radicale del ricorso alle consulenze e dell’ipertrofia dell’indotto politico delle società partecipate. Non si può più alimentare tramite il distorto utilizzo della spesa pubblica la creazione di un consenso clientelare sia ai livelli dei ceti professionali, che al livello del disagio sociale, che va affrontato evitando lo sconcio di politiche di sostegno al reddito che non assicurano ai meno abbienti diritti di cittadinanza solidale, ma sono volti a creare dipendenze clientelari organizzate.
  • 4. Utilizzo delle risorse così recuperate come investimento sul primo capitale sociale della regione, le giovani generazioni, con politiche di sostegno massicce al percorso formativo cui è affidato il loro destino nella società del futuro; al mondo cioè della scuola dell’università e della ricerca, della cosiddetta filiera della conoscenza. Bisogna ridare dignità sociale alla professione di insegnante con investimenti regionali aggiuntivi per la scuola in strutture e remunerazione del personale. Bisogna sostenere l’università e la ricerca ristorando, con un’apposita legge regionale per l’università, il divario fiscale di svantaggio che esiste tra la tassazione media degli studenti universitari campani e gli atenei del nord, integrando con fondi regionali le tasse di iscrizione pro-capite negli atenei campani.

In ultimo, ai fini di un miglioramento strutturale della scelta della rappresentanza politica regionale

  • 5. Estensione alle elezioni regionali del collegio circoscrizionale, sul modello delle elezioni provinciali, con candidati scelti con primarie vere sul collegio. Questo al fine di evitare che il voto di preferenza condizioni pesantemente - per le logiche cui è da sempre affidato nei nostri territori - la qualità della cernita della rappresentanza politica.

Invito tutti i miei competitori a pronunciarsi su questi punti.

Eugenio Mazzarella

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