L'ultimo film che gli è rimasto impresso «Un'ottima annata»: «La storia di un nevroticobroker che eredita una vigna in Francia e cambia in meglio la sua vita. Non che fosse ungrande film, ma mi ha colpito perché è una storia in cui tutti sono buoni». Il contrario,insomma, della giungla del centrosinistra campano: dove però Eugenio Mazzarella,candidato lettiano alla segreteria campana del Pd, ha imparato a muoversi con felpataabilità. Caratteristica che sorprende chi lo conosce solo come filosofo e poetaappartato, ma che non stupisce chi lo ricorda protagonista di battaglie civili già nelleaule universitarie, quando sotto la guida del maestro Fulvio Tessitore organizzava intempi non sospetti - il '93 - appassionati seminari sulla legalità. Laureato alla FedericoII nel '74 (con Piovani e Masullo) all'epoca ne era già diventato professore ordinario(Filosofia teoretica), ma gli interessi di Mazzarella non scalano solo le impervie«Prospettive ontiche dell'ontologia heideggeriana» (uno dei titoli di una bibliografialunga così) ma s'innervano nell'analisi di una società che nel dopo-Tangentopolisembra aprirsi a nuove possibilità di rinnovamento e partecipazione. E' tra i fondatori aNapoli di Alleanza democratica, il movimento di Adornato che voleva immettere ariafresca nell'ammorbato scenario politico e che nella nostra città si stringe intorno alnotaio Santangelo, ma la delusione è in agguato: «AD servì solo ad alcuni personaggiper raggiungere posti di maggiore visibilità. Uno “scaletto” sul quale io sono statol'unico a non salire...», ricorda con l'umorismo autoironico col quale ribalta l'immaginedell'intellettuale chiuso nella sua bellissima torre d'avorio di via Orazio (ma che tiene arivendicare le radici: «Nato 56 anni fa a Materdei, famiglia piccolo-borghese, sette fratellie tutti laureati») dotata di enorme biblioteca con i volumi in rigoroso ordine alfabetico marigorosamente divisa in due sezioni non comunicanti, Filosofia e Poesia. «Il salotto, perme, è solo un luogo in cui si studia», afferma con un certo tono polemico verso il salottocome luogo di mondanità, ma contraddetto da uno dei suoi amici più cari secondo cui«proprio a casa di Eugenio ho conosciuto un sacco di gente interessante». Del resto,Mazzarella al rigore del filosofo e all'impegno del critico della società affianca lacuriosità del giornalista-opinionista, che dal «Roma» di Spinosa a «Repubblica» al«Corriere del Mezzogiorno» lo conduce al «Mattino», dalle cui colonne si dimostraosservatore lucido e pacato, nemico del catastrofismo. «L'analisi politica non chiede auno spirito libero di farsi partigiano» è il suo motto, così della parabola bassolinianasegue lo sviluppo con sempre maggior distacco: lui, sostenitore di quella che MarcoDemarco chiama «continuità nella discontinuità», oggi si sente, davanti alle crepe di unsistema politico usurato, molto più «discontinuo». «Il Pd è la possibilità, forse l'ultima,di rompere il modello perverso del partito personale, e di ridare fiato alla capacità dipartecipazione». Non ha paura che vada a finire come quella volta con Ad? Non hapaura. Anche perchè Mazzarella ha l'antidoto giusto, la poesia, quella che chiama «ilmio cerotto sull'anima». Un cerotto che porta con sé nei momenti difficili, ma anche inquelli di relax: «Come a Capri, isola che amo perchè riesce a rimanere segreta anchequando è invasa dai turisti. Basta fare come me e andarsene all'eremo di Cetrella. Perleggere la mia poetessa preferita, la polacca Szymborska, o anche, perchè no?, scrivereio stesso una poesia». L'altro suo cerotto è certo la famiglia, sposato con VittoriaFiorelli, allieva di Galasso, ha una figlia a cui lui ora sta insegnando l'arte di andare inbici; e il matrimonio gli ha tolto quell'aria da single un po' gualcito («Tentai pure diimparare a fumare, ma l'imitazione di Humphrey Bogart risultò pessima, e smisisubito») dandogli un aspetto più consono al suo status di preside di Lettere e Filosofia:«Lo stile sempre casual», ammette l'amico Mario Rusciano, «ma si è dato unaregolata». Per correre con stile personale, dice Mazzarella, «a tenere aperta la porta tral'Ulivo e la società». Sarà per questo che uno dei suoi ultimi saggi filosofici s'intitola«Vie d'uscita»?
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